martedì 4 ottobre 2011

Pro (e contro)

A che serve questo agitarsi sotto il cielo, chiedeva un filosofo dalle pagine di un volume assai diffuso nei licei della Piccola Città ai tempi della Manu studentessa e in quelli, successivi, del Sapo scioperato? Lamanu, che per lungo tempo ha creduto di dover inseguire obiettivi di carriera di chiara matrice freudiana, sorpassati dalla contrattualistica vigente e dalla percezione diffusa dell'amenità del suo pezzo di carta (ottimo per il salotto, per carità, signora mia, un gran bel pezzo di carta), in seguito aveva preso a pensare che bastasse cercare di rendere il mondo un posto migliore, rendendo più sorridenti, almeno alla vista (la vita è uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo, diceva negli stessi anni un'agenda in voga negli stessi licei), le giornate di coloro che incontrava. Si sta oggi chiedendo (meglio tardi che mai, potranno pensare i suoi 25 lettori) se non sia il caso di rileggere la sua intenzione in una chiave più cosmica. LM, che sempre al liceo - i punti in comune tra l'adolescenza e questo settembre 2011 si sprecano, ndr - sognava di diventare presidente della repubblica oggi si chiede se basterà, dalle pagine di questo blog di diffusione non esattamente capillare, esecrare pubblicamente gli errori di grammatica italiana che incontra nei manifesti pubblicitari della MMetropoli. Per cominciare da una catena di palestre a lei nota, presente anche nella piccola città: non un oasi di benessere, ma un'oasi. Basterà?

lunedì 3 ottobre 2011

Senso e sensibilità

oggi non è giornata e lamanu si è fatta un bel pianto davanti al pc, uno di quelli che non le capitava da anni (2001, lasciata dal primo fidanzatino, brillante PhD e zero skill sociali). Sarà che ha finalmente (congratulazioni!) realizzato che il capitale circolante è il vero metro di misura degli individui, nella nostra società, e di averne meno dell'immagine che ha di sè stessa. Sarà che deve litigare sempre, con la Famiglia Cuore, per affermare il semplice esercizio di una prospettiva leggermente, solo leggermente e sempre in punta di piedi, più convessa sulla realtà, e si sente stanca. Sarà che da tempo le sembra di avere smarrito il senso, e che le sembra, da non altrettanto tempo, che varrebbe la pena partire per un viaggio e stare via un anno intero, e girare il mondo, e dopo, solo dopo, potrebbe valere la pena tornare su un treno con le cimici, per andare nella MMetropoli dove se ti senti male nessuno ti chiede come stai, per riservatezza, al massimo vanno a riferirlo all'addetto di stazione, per andare a sedersi e guardare un PC e negoziare con individui che solo per caso, nemmeno per coincidenza anagrafica come capitava al liceo, dividono con te le otto ore migliori della tua giornata, quelle in cui c'è fuori il sole.