venerdì 29 aprile 2011

La setticemia

LaManu, come le accade ciclicamente, ha un ascesso. Con la faccia tumefatta, la schiena a pezzi di chi dorme male (ma inizia sempre prima, ndr) e il consueto abbigliamento quattro stagioni, che consiste di strati numerosi quanto le otturazioni successive in ciascun dente e parimenti di antica datazione, si è presentata dall'apprendista dentista che il suo fornitore le ha riservato. Trattavasi di un giovanotto appena laureato, dopo avere probabilmente esercitato per un ventennio la professione sebbene con titolo di studio inferiore, che mentre le curava i canali candidamente dichiarava di temere di averle lasciato un pezzo di strumento in bocca.
Nè, a rasserenarla bastava la successiva e accurata misurazione da lui svolta circa l'effettiva dimensione dello strumento stesso.
LaManu vuole approfittare della rete per un appello, in casi di setticemia acuta: opere di bene sì, ma anche qualche fiore. Una poesia sulla lapide, o uno spiritoso "Ti aspetto" rivolto al visitatore (!). Prefiche, al funerale, che declamino versi. "Pianto Antico", su tutte, ma anche Saba, Ungaretti, Montale, Catullo. E lettura di quotidiani, specie quegli articoli che piacciono solo agli addetti ai lavori. Che per tutta la vita avrebbe voluto parlassero di lei, non solo a lei.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Multas per gentes et multa per aequora vectus, advenio has miseras...

Questa la recito io, in metrica.

Anonimo ha detto...

Trattavasi forse di un discendente di Jacopone da Todi, il quale discendente non soffrendo di "mal de denti/ mal de capo e mal de ventre/ a lo stomaco dolor pognenti/ e 'n canna la squinanzia", ha deciso che a qualcuno le divine sofferenze chieste a gran voce dal suo avo - "la fevre quartana/ la continua e la terzana/ la doppia cotidiana/ co la granne etropesia - dovessero pur venire, per il bene dell'umanità. Mortifica il corpo e avrai salva l'anima.

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